storia 15, 20 marzo 2022
            by Denis Russo

<<Sono vivo!>>: questa la mia prima battuta scritta sul copione del saggio di danza di Mulan. È il 2015. I miei ricordi legati ai saggi di danza sono molti e di ogni edizione e abbracciano l’intero evento: dalla prima classica lettura del copione intorno ad un tavolo in sala giochi, proprio come i veri read-through dei set cinematografici, passando per le tante prove nella sala degli specchi o in teatro a qualche giorno dallo spettacolo. La sera della Prima, che emozione! Hai presente quella sensazione di forza e sicurezza mista a vulnerabilità e paura?

Quando senti di poter fare qualunque cosa ma allo stesso tempo ti senti disarmato e vorresti scappare il più lontano possibile? Ci si sente più o meno così prima di salire sul palco. L’adrenalina in circolo ti fa sudare e battere il cuore all’impazzata, tanto che puoi sentirlo martellare nelle orecchie. Il resto del mondo è ovattato un attimo prima del tuo ingresso. Sei lì nell’ombra dietro le quinte, ammassato fra attori, ballerine, tecnici e registi. Poi il momento arriva, tocca a te. Percepisci una sorta di elettricità nell’aria, l’impatto ti colpisce perché i riflettori sono puntati su di te e quella luce famelica crea un muro fra te e il pubblico.

C’è silenzio, o così ti sembra. Un respiro e poi ti lanci nel vuoto con la tua prima battuta. Inizi così ad interagire con chi sta condividendo il palco con te e tutto scorre. Come quando togli le rotelle alla bicicletta per la prima volta: dopo le prime pedalate incerte scopri di poter resistere a quella novità e la sensazione che hai è di essere nato per pedalare così, solo e libero. Sorrido al pensiero dei tanti saggi al Michele Rua. Anni felici al servizio dei più giovani.

Delle tante forme di animazione sperimentate fra quelle mura, la recitazione occupa un posto speciale nel mio cuore. Recitare mi è piaciuto fin da bambino e poterlo fare in un contesto nel quale ci si mette in gioco soprattutto per gli altri lo ha reso, se possibile, ancora più gratificante. Far ridere ha sempre fatto bene prima di tutto a me. Il genio della lampada, Tarzan, Mushu e Timon sono solo alcuni dei personaggi che mi hanno permesso di dare corpo ad una passione. Ciò che più mi emoziona, ripensando a quegli anni, è proprio il fatto di aver condiviso queste esperienze con i miei più cari amici.

Far impazzire Maddalena durante le prove poteva, a tutti gli effetti, diventare uno sport olimpico, tanto eravamo portati e talentuosi nel farlo. Quante volte l’ho vista gettare la spugna all’ennesimo momento degenerante, quando una battuta del copione ne scatenava altre totalmente scollegate. Quanta bellezza. L’evento coinvolgeva diverse generazioni e il fattore comune, era che il più grande si metteva in gioco e in discussione per il più piccolo. Bello poter rivivere nella mia mente tanti dei momenti in cui noi animatori più grandi, momentaneamente prestati alla recitazione, aiutavamo in qualsiasi modo le vere protagoniste dello spettacolo: le ballerine.

Chi con il “trucco e parrucco”, chi con un consiglio o un momento di ascolto e chi con una battuta per stemperare la tensione. Compito che, complice la mia innata capacità nel mettermi in ridicolo, spesso toccava al sottoscritto che si ritrovava però sempre magistralmente accompagnato dal resto della “compagnia teatrante”. Erano gli anni dell’animazione attiva, la “prima linea” e la nostra amata Barriera, attraverso i giovani del Michele Rua, esigeva il nostro impegno e la nostra dedizione e noi, forti dei nostri ideali e della nostra sete di vita, rispondevamo “SI!”.

Cosa dirti di più? Se mi guardo indietro, passeggiando sotto il porticato, vedo scorrere tanti volti e tanti istanti e citando il titolo di un film, posso dire con certezza che questi, per me, sono stati: “Gli anni più belli” e ti ringrazio Michele Rua, perché anche io, come il mio Mushu del 2015, posso dire: <<Sono vivo!>>.