storia 13, 13 marzo 2022
            by Emiliano Greco

Correva l’anno…ma lasciamo perdere, comincio ad essere “anziano” ma sempre parte del gruppo dei migliori, quelli del ’74… e all’epoca si giocava con i nati l’anno prima e quello dopo  per decidere quale fosse l’annata migliore e naturalmente la vittoria era sempre nostra….

Beh che dire…. di ricordi in oratorio potremmo tutti noi scriverne mille e ancora ne restano…

E’ difficile in poche righe raccontare gli anni più belli della mia gioventù, la mente si sforza e riaffiorano i tempi che furono, come aprire un cassetto o una capsula del tempo combattendo con la malinconia.

Il Michele Rua come punto di ritrovo, aggregazione, formazione, crescita.

Si entrava per ritrovare gli amici dopo la scuola, seguire percorsi formativi, tirare due calci ad un pallone o due tiri a canestro.

Uno dei ricordi più vivi  è  il giorno della gita in bicicletta a Superga. Il buon Don Martano, lo stesso che mi ha buttato fuori dalla sala giochi per aver alzato troppo la stecca del bigliardino, mi ha rimesso in pista aggiustando la catena con due colpi di martello ben assestati, come avrebbe fatto Bartali sul ciglio della strada con un sasso, permettendomi di partire con tutti gli altri alle 9 e un po’ morire sulla salita del Pino, neppure un’ora dopo.

La palestra costruita al posto dei campi da basket e pallavolo, dalla posa della prima pietra alla prima messa di Natale, che emozione, e dopo via si smontava tutto per una breve partita di pallavolo.

Le innumerevoli gite in montagna con don Piero, che ti portava sino ai rifugi più sperduti, dove il cellulare non prende (all’epoca non c’erano), e appena arrivati in cima subito messa, quando volevi solo togliere le scarpe e una bombola ad ossigeno per riprenderti.

Vollon, Pracharbon, Gressoney, Champoluc, Taizè e quante altre, ognuna di queste meriterebbe un racconto, il centro giovsnile si spostava in massa ed ogni scusa era buona per far festa, studiare, pregare e cantare sino a rimanere afoni. Nelle valli riecheggia ancora l’eco del Monterosa, lo stesso eco che dava il nome alla rivista dell’Oratorio.

Immancabili le foto di gruppo…chissà se qualcuna ormai sbiadita è ancora appesa nei corridoi, quelli che portavano all’orchestrina, foto dove si cercava se stessi e un ricordo del passato che fu.

Io c’ero …ricordo …eccomi.

Gli amici ormai son tutti cresciuti, ognuno per la sua strada, molti sono rimasti, altri si sono persi, qualcuno ci osserva da lassù. Chi è rimasto in zona ha lasciato il posto ai  figli che continuano le “tradizioni di famiglia”.

I ricordi più belli di un oratorio sempre vivo, che ci ha accolto ragazzini, cresciuti e trasformati in uomini e donne, lasciandoci andare per le nostre strade sapendo che un giorno saremo tornati.

GRAZIE DI CUORE ORATORIO MICHELE RUA!!!