storia 2, 3 febbraio 2022
by Remo Marietta (1924-2007 – storia scritta intorno all’anno 2000)
Scrivendo queste righe non nutro rimpianti né nostalgie, ma nel mio animo lievitano una marea di ricordi che fioriscono sul lungo sentiero percorso all’ombra del campanile di Monterosa.
Quello che oggi è un grande Istituto Salesiano, centro di aggregazione per i giovani della Barriera di Milano, con scuola, cinema, teatro, campi sportivi e palestra, per noi bambini ed adolescenti di tanti anni fa non era solo l’“Oratorio”, ma era anche televisione, play-station, computer, discoteca… e scuola di vita.
I confini dell’Oratorio allora erano delimitati dal campo di calcio, dal vecchio teatro che sorgeva dove ora si trova la sala “Don Martano” e dall’altra parte dalla Chiesa, con, al posto della moderna Cappellina, il locale adibito a scuola di musica per banda e fanfarina.
All’angolo estremo,
sulla via Mercadante, proprio dove ora c’è la rampa di accesso alla nuova autorimessa, esisteva un cancello d’entrata al cortile. Lì vicino, sul marciapiede, c’era un caro, indimenticato “torèt”, la classica fontanella verde con la testa di toro, che ornava tanti angoli della nostra Torino.
Era un punto di riferimento. Era il nostro bar, la nostra doccia, perché al termine di ogni partita di calcio, estate o inverno che fosse, era al “torèt” che grossolanamente ci si ripuliva.
In caso di incidente di gioco, poi, si correva subito al “torèt”, che con la sua acqua, sempre freschissima e pulita, lavava il sangue e leniva il dolore delle escoriazioni e delle botte subite.
Chi abitava nelle vicinanze, specialmente d’estate, usava l’acqua del “torèt”. «È più fresca!» dicevano «Viene direttamente dal Pian della Mussa!». Portava, a chi difficilmente poteva spostarsi dalla Barriera, un sorso di purezza, una boccata dell’aria dei nostri monti.
Che peccato: da tanti anni, ormai, hanno tolto tanti dei “torèt” della nostra Torino.
Ciao, “torèt”! Oggi frigoriferi e congelatori cercano di imitarti, ma non potranno certo suscitare nei giovani d’oggi l’affetto per gli oggetti d’un tempo, cari come tutti i ricordi che ci riportano ai tempi della nostra gioventù.